Zelda Skyward Sword: Iwata chiede, vede e prevede

Apertura

Loro sorridono grazie ai nostri soldi, noi sorridiamo grazie ai loro giochi: tutti contenti!

Kyoto, un giorno a caso di ottobre ma forse anche di settembre. Vai a sapere. Nella biancomarmorea hall del quartier generale di Nintendo l’atmosfera è più o meno quella di sempre. Pare di stare nella sala d’aspetto di un cimitero della Padania Superiore. In pieno inverno. Bianco e silenzio e vuoto. Manca giusto la nebbia. La Fucina dei Videogiochi di Nintendo non è una sorta di Fabbrica del Cioccolato di Willy Wonka (magari pre-revisione goticoburtoniana). Non è una roba tutta coloridrogheedelettricità, insomma. Anzi, almeno a giudicare dalla hall pare esattamente l’opposto. Sembra incredibile che Mario, Link e Donkey Kong abitino da queste parti. Eppure è proprio qui che vengono disegnate le loro avventure. Se non tutte, quasi. Di fatto diventa indispensabile, per una questione di equilibrio mentale, pensare che il parco giochi con gli scivoli e le macchinine dei Banana Splits siano appena dietro al portone in fusto di Pianta Piranha che separa la hall dal resto dell’edificio. Deve essere così. Guai, se non lo fosse.

Nintendo HQ (Kyoto)

Metterà anche un po' di tristezza, ma è comunque un luogo magico...

Resta il fatto che non lo sapremo mai, cosa c’è dietro quel portone. Perché nessuno, se non la gente marchiata a fuoco con il Segno del Regno dei Funghi, è mai riuscito ad aprirlo e a buttarci dentro un’occhiata. Nemmeno quelli di Edge, per dire, che al massimo (e solo una volta) sono riusciti ad arrivare fino alla sala mensa (in occasione di un’intervista a Sakamoto e al team di sviluppo alle spalle della serie di WarioWare. Si parla comunque di quattro o cinque anni fa). Di conseguenza, per sapere cosa diavolo succede nel Castello di Kyoto, bisogna accontentarsi. Accontentarsi, per esempio, degli “Iwata Chiede”, che sono dei veri e propri interrogatori in stile CIA e affini. Iwata da una parte e Miyamoto, Sakamoto, Koji Kondo dall’altra. Si dice di tutto e di più, negli “Iwata Chiede”. Che sono, se non l’unico, di certo il modo migliore per sbirciare oltre il portone e dare un’occhiata a quello che succede dall’altra parte. Per averne conferma basta soffermarsi sugli “Iwata Chiede” dedicati a Super Mario Galaxy 2, a Star Fox 64 3D o al Wii U, tanto per fare qualche esempio. Ricchi di informazioni che altrove non vengono riportate, sono pure un buon modo per vedere in faccia chi i giochini di Nintendo li tira su da zero. Perché se è vero, come è vero, che le star sono i Miyamoto e i Sakamoto, alle loro spalle ci sono decine e decine di scolaretti che nelle segrete di Kyoto stanno crescendo. Progetto dopo progetto, gioco dopo gioco. Sono il futuro di Nintendo, sotto un certo punto di vista. E quindi è importante imparare a conoscerli. Ma anche no, ovvio, dipende tutto da quanto vi interessi sapere chi i giochini li monta. Fossimo più giovani, e magari più saggi, pure noi ci limiteremmo a giocarli. E invece…

Skyward Sword

Il conto alla rovescia è iniziato. Chi non sta più nella pelle alzi la mano.

E invece finisce che ti ritrovi a sorridere, quando quelli di Nintendo tirano fuori dal cilindro magico un nuovo “Iwata Chiede”. Tipo quello arrivato questa notte, tutto incentrato sul nuovo Zelda, Skyward Sword. Che in Europa, lo si ricordi ora per poi non doverlo ripetere mai più, arriverà il 19 novembre. Tra un mese, insomma. Questa volta attorno al tavolo dell’Aula Magna della Scuola Media di Kyoto si sono seduti Capitan Aonuma (e sia, lo conosciamo), Hidemaro Fujibayashi (director di Skyward Sword), Ryuji Kobayashi (design director dall’occhio mediamente spiritato) e Ryo Tanaka (coordinatore dell’interfaccia utente). Solo quattro dei cento e più dipendenti che, nel corso degli anni, si sono dannati l’anima per mettere in piedi questo nuovo episodio della saga a base di Triforze, Master Sword e Deku Tree.

Falcon Punch!

Falcon Punch! Anzi, no.

Si parla di un sacco di cose, in questa prima parte dell’Iwata Chiede incentrato su Skyward Sword. Si viene a scoprire, per esempio, che per un attimo (e qualcosa di più), Aonuma e soci hanno addirittura pensato di lanciare il telecomando Wii fuori dalla finestra e di sviluppare il gioco “alla vecchia maniera”, alla faccia dei sensori di movimento e della rivoluzione. Si scopre anche che il maggiolino volante, uno dei nuovi gadget a disposizione di Link, per un bel pezzo ha avuto la forma di un pugno volante in stile Jeeg, Goldrake o comunque uno di quei robottoni giapponesi dei tempi d’oro. Ancora, nella quarta sezione, quasi per caso viene sottolineato come dalle parti di Nintendo pensino prima alle meccaniche di gioco e dopo, solo dopo, al comparto narrativo. Con le prime a dettare il secondo, e non viceversa (questa, per almeno un quarto della redazione fantasma di One|Game|Coso, è una delle grandi differenze tra Nintendo e tutti gli altri, o quasi). Una gran bella lettura, insomma, che per ora vi dovete beccare in inglese, ma che, a giorni, sarà pure tradotta nella lingua che fu di Dante e prontamente pubblicata sul sito italiano di Nintendo.

E caso mai la vostra voglia di Iwata non dovesse conoscere limiti, allora vi suggeriamo di puntare le sveglie al mezzogiorno di venerdì (se non abbiamo sbagliato i calcoli: le 20 di venerdì a Kyoto sono le 12 qui da noi? Se sì, allora abbiamo fatto giusto), visto che il Generalissimo ha organizzato un’altra bella conferenza per sganciare sul mondo dei videogiochini un paio delle sue Koopa Troopa corazzate. Vai a sapere cosa verrà annunciato e cosa verrà presentato. La sensazione nostra è che del Wii U non si dirà nulla, visto che è ancora presto, e che quindi si tornerà per l’ennesima volta sul 3DS. Del resto Iwata tempo fa aveva già anticipato un aggiornamento importante per il mese di novembre a livello di Piazze Mii, StreetPass, Liste Amici e amenità varie. In più ci sono ancora in ballo i dieci giochi del Game Boy Advance riservati agli Ambasciatori e i dettagli sull’online di Mario Kart 7 (legati, tra l’altro, alle Piazze Mii e alle Liste Amici di cui sopra).

Il portone della hall è sempre chiuso con una doppia mandata, e sia, e probabilmente mai verrà aperto. Ma l’impressione è che quelli di Nintendo ci stiano prendendo gusto nel far sapere al mondo quello che combinano nelle loro officine. Per chi vive di cose del genere, gli “Iwata Chiede” sono roba buonissima. Roba che meriterebbe addirittura un’esposizione migliore e, magari, di essere raccolta in grossi libroni da regalare se non agli angoli delle strade, almeno nella sezione dello Star Catalogo del loro sito. Perché cose come queste o come queste, dai, non possono e non devono restare “roba online”. Caso mai qualcuno di Nintendo dovesse casualmente inciampare in queste righe (difficile, e sia), si prenda la briga di appuntarsi la faccenda. E di riportarla a Mastro Iwata, la prima volta che lo incrocia in sala mensa.

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